Quando le ferie fanno male

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Parlare di vacanze oggi può essere ritenuto quasi una provocazione da  alcune fasce di popolazione che vivono in condizioni molto disagiate sia perché non hanno un lavoro e sia  perché svolgono un’attività precaria o sottopagata per cui di ferie garantite nemmeno a parlarne.blog_chiuso_per_ferie

Però c’è anche, e meno male, chi ha la possibilità di partire per le vacanze in un qualunque periodo dell’anno. C’è chi sceglie la settimana bianca sulla neve, chi non rinuncia al mare estivo e chi preferisce i periodi delle feste canoniche come Pasqua e Natale, e non rinuncerebbero alla vacanza nemmeno se torturati. Infatti sono disposti a ricorrere persino a chiedere un prestito alle agenzie finanziarie che si sono attrezzate allo scopo, tant’è che  nei  periodi della vacanza ricorrente propongono dei pacchetti di prestiti associandoli direttamente ai luoghi di svago e di divertimento, così ci si dimentica che si sta andando a comprare dei soldi che si restituiranno poi a caro prezzo. Quello che conta è partire. Chiudere l’ufficio o il negozio, lasciare la fabbrica o lo studio e volare via, navigare oltre l’orizzonte, viaggiare in auto inerpicandosi per sentieri tortuosi. Dietro quell’ultimo angolo c’è la meta, il divertimento, l’oblio, il paradiso. Una volta sul posto è successo ad alcuni che il residence, il villaggio o l’albergo non l’hanno trovato o, per i più fortunati, esisteva ma aveva perso negli anni molte stelle come in una eterna notte di S. Lorenzo. “Io la denuncio”.. “lei non sa chi sono io..” e “rivoglio i miei soldi…” sono le classiche intimidazioni con le quali in questi casi si dà inizio alla vacanza. C’è chi decide di andare via per andare a sedersi direttamente su una sedia di uno studio legale, e chi invece decide di restare perché la necessità di tagliare i ponti con il lavoro, con i colleghi, con il traffico e con la routine di tutti i giorni,  è troppo forte e prepotente. In genere chi decide di restare nonostante la potenziale truffa è la persona, la famiglia o il gruppo che più si è sacrificato per ritagliarsi un periodo  di svago ed anche se si è finiti in una situazione per niente ideale ed inaspettata, si ha voglia di divertirsi. Si decide che, una volta lì, è meglio adattarsi e trovare gli spazi di un sorriso, conviene sempre reagire alle asperità ed alle asprezze della vita. In fondo è quello che si è imparato con i tanti sacrifici, le tante rinunce che hanno consentito di mettere da parte quel piccolo gruzzolo di denari che serviranno a comprare un tempo piccolo di felicità.

Carlo Ceresoli

Giocando in riva al mare

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L’estate è arrivata, o al mare o in montagna le possibilità di praticare sport sono tante,  bisogna solo avere voglia di divertirsi, di stare con gli altri e di faticare!In spiaggia si possono praticare gli sport caratteristici dell’estate: beach tennis (tennis da spiaggia), beach volley, beach soccer (calcio in spiaggia), ma anche camminata o running (corsa) sulla battigia; poi negli ultimi anni alcuni stabilimenti balneari organizzano lezioni di pilates in versione marina o altre lezioni di esercizi a corpo libero per tonificare e rassodare. La spiaggia è la migliore palestra “open air”, l’ambiente è perfetto per stimolare la secrezione di endorfine e galvanizzare il metabolismo, l’aria ricca di sali, rilassa e aumenta la produzione e il consumo di ossigeno ed energia, qualsiasi attività fatta a piedi nudi sulla sabbia ”che fa affondare l’appoggio”, costringe i muscoli delle gambe, i glutei, le caviglie, a stimoli maggiori. Riguardo al beach tennis è interessante sapere che è uno sport ideato e sviluppato in Italia, derivato dal più conosciuto e praticato gioco dei racchettoni. Fine anni ’70, i bagnanti della Riviera Romagnola ebbero l’idea di usare i campi da beach volley per giocare a racchettoni, inizialmente sigiocava con la rete da pallavolo, poi la si abbassò a 1,70m per rendere il gioco meno difficile e più spettacolare. Il gioco fu comunque considerato un passatempo divertente da praticare in riva al mare per turisti, finchè nel 1996 non vennero fissate le regole e in seguito adibirono campi solo per il beach tennis sulle spiagge, fondarono delle associazioni agonistiche e iniziarono i tornei di livello. Nelle ultime stagioni molti stabilimenti balneari hanno vietato il gioco dei racchettoni in riva almare, quindi a preso sempre più piede l’utilizzo dei campi regolamentari adibiti a tale sport. Queste attività citate fino ad ora hanno tutte la prerogativa di poterle praticare anche con poca preparazione fisica, per il tempo che si desidera ,senza rispettare necessariamente le regole delgioco, per trascorrere una giornata di vacanza al mare facendo un po’ di movimento in spiaggia edivertirsi con gli amici; ma con gli sport acquatici il concetto cambia, gli sport da “tavola” ad esempio come il surf, il kitesurf, il windsurf e il wakeboard, necessitano di una preparazione siatecnica sia fisica di un certo livello, quindi un impegno costante per raggiungere i livelli desiderati, in cui entra in gioco la passione per lo sport, la tenacia e il dispendio di tempo e soprattutto di energie, partendo già da una buona preparazione atletica. Tra gli sport citati, la caratteristica che ha agevolato l’espansione del kitesurf negli ultimi anni inmaniera così massiccia, oltre alla praticità dell’attrezzatura, è proprio la facilità e rapidità con cui si può imparare a planare, ed in seguito a compiere salti ed evoluzioni aeree, permette anche ad una platea di soggetti meno preparati, di cimentarsi in condizioni meteo marine impegnative. Un buoncorso di mediamente 12/14 ore fornisce le basi per un inizio della pratica sicura e autonoma.Quando pensiamo alle calde giornate estive, pensiamo subito al mare, la spiaggia, le piscine, ma ci sono anche molti amanti della montagna d’estate e degli sport ad alta quota, la mountain bike ad esempio, bicicletta studiata proprio per i percorsi di montagna, il trekking, l’arrampicata, ma anche una semplice passeggiata sopra i 2,000m hanno molti benefici per l’attività cardiocircolatoria, il clima è più mite, l’aria è meno densa di sostanze inquinanti e allergizzanti, ed è più rarefatta, cioèc’è meno ossigeno, questo spinge l’organismo ad aumentare il ritmo del respiro e a compiereispirazioni più profonde; inoltre, dopo una permanenza prolungata in altitudine, il midollo osseo produce più globuli rossi, che contribuiscono a trasportare l’ossigeno all’interno del corpo. Il cuore, poi, aumenta il battito, così le cellule sono più ossigenate. untitledPoi per chi come me ha la passione per lo snowboard, ci sono ghiacciai sopra i 3,000m, ad esempio Les 2 Alpes, dove si può surfare anche ad agosto durante le ore mattutine, mentre il pomeriggio ci sono molte altre attività come il “rafting” (discesa fluviale su un particolare gommone inaffondabile e auto svuotante chiamato raft), ”down hill” (discese spericolate in mountain bike), ”parapendio”, ma anche tiro con l’arco, guerra simulata con armi soft air, ed altro ancora , tutte attività che si svolgono immersi nella natura, in paesaggi mozzafiato, fanno provare un senso di libertà ebenessere difficilmente equiparabile, e per chi è amante degli sport veramente estremi rappresenta il paese dei balocchi.

Gianfranco Palma

Agosto, lavoro mio non ti conosco

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Avete fatto caso che appena comincia il periodo estivo, l’afa, il sudore e tutti i disagi connessi, meglio si sopportano se si pensa alle ferie? Appena il caldo comincia a fare capolino dalle nostre parti il pensiero corre immediatamente a spiagge tropicali o a fresche montagne e lavoriamo sospinti solo dall’idea che presto potremo goderci il meritato riposo. imagesI2MR591XGià meritato riposo, ma non tutti sono convinti di meritarlo davvero. Ci sono categorie di lavoratori che ahimé, a causa di questa crisi perdurante accettano di lavorare tutto l’anno, festivi e domeniche compresi, per la paura che alla loro legittima richiesta di riposo il datore di lavoro possa rispondere con un licenziamento. Ed eccoli, i commessi dei supermercati della domenica, i commercianti del periodo natalizio, gli impiegati delle 19, 20 o anche 21, che non solo cedono a straordinari non pagati, ma che rinunciano ad un loro sacrosanto diritto, sancito dalla legge. Eppure il concetto di ferie ha origini antichissime, già i romani dividevano nel calendario i giorni in fasti (in cui era permesso lavorare, e perciò anche guadagnare, ecco perché si dice “fastoso”) e giorni al contrario nefasti (in cui non era lecito lavorare, riunire le assemblee dei tribunali e così via). Tali giorni nefasti, riservati però al culto di una divinità erano detti “ferie”. Il concetto di riposo allora e così poi nel cristianesimo veniva perciò legato al rispetto della religione, la domenica veniva dedicata al Signore, ma non esisteva ancora l’idea del rispetto del lavoratore. Concetto che per prendere consistenza ha dovuto oltrepassare i secoli fino ad affermarsi per la prima volta dopo la Rivoluzione industriale quando, nel 1871 il banchiere Sir John Lubbock introdusse il Bank Holiday Act e cioè il primo atto ufficiale che disponeva il diritto del lavoratore a quattro giorni di ferie pagate per le banche in Inghilterra, Galles e Irlanda. La sua “concessione” però era del tutto interessata dato che, la scelta di era dettata solo dall’esigenza per sé e per suoi colleghi di partecipare ad incontri di cricket, sport da costoro tento amato. Ormai però la strada era stata aperta e quindi pian piano il diritto alle ferie si estese anche in Canada e negli Stati Uniti, ma fu ancora una volta lo Stato dell’ ”Unità, fraternità ed uguaglianza”, la Francia quindi, che con una legge promulgata dal Front Populaire il 20 giugno 1936 sancì il diritto alle ferie per tutti i lavoratori, inizialmente di 15 giorni, ma che già divennero 21 nel 1956. E in Italia? Il nostro Paese già nel 1927 con la Carta del Lavoro approvata dal Gran Consiglio Fascista il 21 aprile 1927) statuiva infatti il diritto, dopo un anno di lavoro ininterrotto, ad un periodo di ferie retribuito (Art. 16). Dobbiamo aspettare però il 1948, anno dell’entrata in vigore della Costituzione italiana, per vedere fissato il principio di riposo obbligatorio, infatti l’art. 46 stabilisce: “Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi” (in quanto ciò minerebbe anche la salute psico-fisica del lavoratore). Il regime legale delle ferie si applica a tutti i lavoratori dipendenti, qualunque sia la qualifica, la mansione o il tipo di contratto applicato; l’obbligo di concedere le ferie retribuite spetta anche ai datori di lavoro individuali e non solo alle imprese.
Il diritto alle ferie è riconosciuto anche ai soggetti impiegati nei lavori socialmente utili, nei lavori di pubblica utilità e nei progetti di inserimento professionale.
Che dire? Tutte belle leggi, messe in fila per soddisfare i principi costituzionali e per non incorrere nelle temute sanzioni imposte dall’Unione Europea, ma nella realtà sappiamo bene che non sempre le leggi sono rispettate. La paura di perderlo questo la voro così prezioso rende i datori di lavoro costantemente più prepotenti ed i lavoratori sempre più remissivi fino a tornare alle volte, non solo a prima della Rivoluzione Industriale, ma addirittura a prima della fin troppo dimenticata ahimè, Rivoluzione Francese con i suoi valori di giustizia e di eguaglianza. Eppure che sia un diritto sacrosanto è innegabile tanto è vero che l’articolo 4 della nostra Carta Costituzionale recita testualmente: “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. E allora su la testa, che il lavoro non sia più considerato un lusso, ma un diritto inviolabile, da difendere ad ogni costo.

Cristiana Tortora

Il potere evocativo del mare

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Un cielo senza nuvole, un vento appena leggero e il panorama della Costiera Amalfitana sono ciò che vedo affacciandomi da casa in una mattina d’estate. Fino al giorno prima ha piovuto per cui nell’aria si avverte il profumo del mare e quest’odore crea nell’ambiente circostante una nebbia leggera e soffusa. Il mare lo considero una forte carica capace di regalarmi positività. È un’attesa che mi accompagna durante tutto l’inverno. Il mare, che ha attratto e attrae artisti di tutto il mondo, è stato raffigurato in opere famose, per esempio, nel quadro ‘‘Barche di pescatori sul mare’’ Vincent Van Gogh ritrae le sue onde attraverso un particolare gioco di colori. Quando ammiro quest’opera mi sento coinvolta nel loro moto incessante e impetuoso che mi fa sentire viva, infatti l’impatto che ho col mare lo avverto anche attraverso la cultura che lo rappresenta.images

Che si tratti del viaggio di Enea verso l’ignoto oppure del viaggio di Ulisse verso casa, il mare é sinonimo di scoperta, mistero, sentimento, sogno, battaglia. Il suo moto incessante sembra che sia dotato di vita, che voglia sussurrare qualcosa agli antichi eroi, interpretando la loro inquietudine o, al contrario, la loro sicurezza. Il mare diviene in questi casi un compagno di vita in grado di dar voce ad emozioni e legami, ma esso è anche un elemento avverso quando si trasforma in teatro di sconfitte o quando lascia gli eroi in balia del suo potere minaccioso. Si evince che questa immensa tavola d’acqua è molto più che un semplice elemento naturale, è un porto nel quale si custodiscono simbolicamente sogni e aspettative. È un ascoltatore paziente e silenzioso in grado di captare le emozioni e restituire un senso di pace e serenità. Mi capita che, anche se percorro un piccolo tratto verso una meta vicina, come ad esempio verso la nostra Costiera Amalfitana, avverto spensieratezza e leggerezza grazie ai suoi colori, al rumore delle barche e ai gabbiani che volano alti. Attraverso le esperienze vissute con il mare ho costruito ricordi che ho impressi nella memoria e che mi riportano all’acqua blu della Calabria dove per molti anni ho trascorso le mie vacanze estive. Mi ritorna in mente quella sabbia fatta di sassi sempre cosi appuntiti e fastidiosi, ma che facevano parte della bellezza del paesaggio e quella spuma del mare limpida e chiara. Se penso alle capacità del mare, non posso non citare Pablo Neruda grande poeta amante della natura e, in particolar modo, del mare che ha interpretato con passione. I suoi versi leggeri e, allo stesso tempo, cosi pregnanti su questo mondo sommerso trascinano il lettore in una dimensione intima e umana. Il poeta Neruda si chiede se il contatto con il mare lo faccia pensare più alla musica o alla coscienza, se esso sia da considerare un’unica onda o insieme di elementi e, comunque, in ogni caso egli afferma di esserne attratto. Quindi ancora una volta, il mare è considerato forza vitale. Tuttavia il mare non è solo emblema di poesia e di colori variegati. Negli ultimi anni, infatti, sempre più spesso si sta macchiando di un’unica tinta, quella drammatica degli sbarchi nel nostro mare, il mar Mediterraneo. Queste tragedie, al contrario dei versi di Neruda, lo rendono un contenitore di morte, non un contenitore di vita. L’auspicio che mi preme fare è che torni ad essere una speranza per il futuro, una possibilità per coloro i quali vogliono dare inizio ad una nuova vita, l’ auspicio è che venga inserito in un discorso etico per poter dare voce agli ultimi. Deve diventare una possibilità di sviluppo e di respiro per coloro i quali lavorano a contatto con esso, un esempio di sviluppo sostenibile da promuovere e da proteggere. Ritengo che il mare sia legato al senso di giustizia che non ha confini e non fa distinzioni, un bene di cui tutti possano goderne.

Daniela Bruno

Qualche consiglio utile per una sana alimentazione….

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dieta-mediterranea-contro-il-diabeteLa dieta più consigliata, oltre ad essere la più famosa, è quella mediterranea che detiene il primato su tutte le altre, sia per l’eccellenza dei prodotti, sia per gli effetti benefici sulla salute. La dieta mediterranea da sempre è stato un modello nutrizionale che si è ispirato ai regimi alimentari di tre paesi europei e uno africano, sfocianti tutti sul mediterraneo: Italia, Grecia, Spagna e Marocco. Il 16 novembre 2010 l’Unesco ha inscritto la dieta mediterranea nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. Durante il boom economico degli anni sessanta e settanta questo modello nutrizionale si è perduto, soppiantato da altri modelli alimentari che proponevano un tipo di alimentazione più ricca ed attraente, in particolare quello Americano. Ai giorni d’oggi però la dieta mediterranea sta riconquistando quell’antico primato rientrando nelle classifiche dei modelli nutrizionali più apprezzati e ricercati. Inoltre, secondo degli studi effettuati dal medico Lorenzo Pirrodi, considerato il padre della dieta mediterranea e autore del libro “cucina mediterranea ingredienti, principi dietetici e ricette al sapore di sale”, la dieta mediterranea avrebbe effetti positivi sia sul cervello sia su alcune malattie. Lo studioso infatti fu il primo ad intuire la connessione tra alimentazione e malattie del ricambio, quali diabete, bulimia, obesità ecc. Nel tempo anche molti altri studiosi si dedicarono a questa disciplina e tramite lo studio e l’analisi delle ipotesi avanzate giunsero alla conclusione che la mortalità e la percentuale di determinate malattie era molto più bassa presso le popolazioni mediterranee rispetto a paesi, come la Finlandia, dove la dieta si basava su alimenti più ricchi di grassi saturi. La dieta mediterranea ha un elevato consumo di pane, frutta, verdura, erbe aromatiche, cereali, olio d’oliva, pesce e vino ed è basata su un paradosso in quanto come alimentazione risulta relativamente ricca di grassi ma, nonostante tutto, il tasso di malattie cardiovascolari risulta minore rispetto, per esempio alla popolazione statunitense nella cui alimentazione sono presenti livelli simili di grassi   animali. E la domanda è come mai??? Da cosa è dovuto tutto ciò?? La risposta è semplice: La quantità di olio d’oliva usata nella cucina mediterranea controbilancia almeno in parte i grassi animali abbassando il livello di colesterolo nel sangue. Inoltre il consumo moderato di bevande alcoliche (il vino in particolare) durante i pasti svolge una funzione protettiva per gli antiossidanti contenuti in esso. Un altro giovamento che questo regime alimentare comporta riguarda il cervello in quanto contribuirebbe a prevenire il declino cognitivo, uno stadio tra il normale invecchiamento e la demenza, e a ridurre la possibilità di sviluppare la malattia di Alzheimer in chi già dimostra difficoltà cognitive. In più migliora la circolazione delle arterie renali ed è protettiva nei confronti di malattie cardiovascolari, tumori e altro ancora. In tutti i sensi quindi eseguire una corretta alimentazione risulta vantaggiosa sotto tutti gli spetti, soprattutto quello psico-fisico. Sentirsi a proprio agio con il corpo aiuta infatti a raggiungere una stabilità mentale e soprattutto per il sesso femminile questo aspetto ha una funzione determinante per il proprio equilibrio psicologico. Parlando di alimentazione viene subito da pensare all’evento di enorme portata che si sta svolgendo quest’anno in Italia e stiamo parlando per l’appunto dell’Expo il cui tema è “nutrire il pianeta”. L’Italia infatti ospita a Milano questo evento mondiale che consiste nell’esposizione di tecnologie, innovazioni, cultura, tradizioni e creatività legati al settore dell’alimentazione e del cibo. Attraverso questo evento si vuole affermare e sottolineare, il diritto inalienabile di un alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della terra e la preoccupazione dovuta all‘aumento dei rischi per la quantità globale dei cibi disponibili in virtù dello sfruttamento intensivo e non sostenibile delle risorse naturali del pianeta. Nei mesi precedenti all’Expo, è stato preparato un documento, chiamato la carta di Milano, che elenca i principi e gli obiettivi delle nazioni partecipanti riguardo al tema della nutrizione, delle sostenibilità bientale e delle risorse naturali del pianeta. L’invito che faccio è quello di trovare un giusto ed quo metodo nutrizionale senza doversi ridurre a soluzioni drastiche e dannose.

Benedetta Pallavicini

Prova bikini in agguato…Non perdiamo la testa!!

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imageLa brezza del vento marino, l’aria salmastra che ci solletica il naso, il profumo intenso del gelsomino, il sole cocente che non ci dà tregua, il frinio incessante delle cicale…. Questi sono tutti i segnali che ci preannunciano l’arrivo della tanto agognata estate. E così viene da se il pensiero alle vacanze, ai bagni, alle lunghe passeggiate sulla spiaggia, alle uscite serali con gli amici in qualche ristorantino affacciato sul mare. Sull’onda di queste riflessione ecco che subito nelle menti di migliaia di donne e signore il pensiero che ci tormenta dall’inizio della primavera e che ci pesa sulla testa come la spada di Damocle fa capolinea…Pronte per la prova bikini??!! Questa è la fatidica domanda che ogni anno ci si presenta e alla quale purtroppo non possiamo sottrarci nel rispondere. Per molte donne spesso la risposta è un NO maiuscolo e a questo punto ne consegue un ulteriore domanda: Come fare per perdere il peso in eccesso e per nascondere quelle piccole imperfezioni della pelle come la cellulite o la pelle a buccia d’arancia??. C’è chi decide di andare a fare la sauna, c’è chi preferisce recarsi in un centro benessere, chi invece opta per un bagno di fanghi. Per quelli che non possono o non vogliono spendere tanti soldi la soluzione è internet che, con le sue innumerevoli fonti, propone una vasta gamma di alternative low cost. Chi in un modo, chi in un altro, l’obiettivo finale è riuscire a guardarsi allo specchio senza dover cacciare un urlo davanti alla pancia dalle sembianze di un palloncino o alle cosce a forma di prosciutto e non svenire di fronte al pantalone che non si alza, alla gonna che non si chiude o alla canotta stretta che, fungendo da seconda pelle, fa mostra di quegli odiosi rotolini. Non c’è scampo da questa prova e se è vero che in inverno grazie ai maglioni larghi, alle giacche imbottite e ai numerosi strati di pantacollant riusciamo a coprire tutto questo, in estate le soluzioni per perdere o per nascondere quei chiletti in eccesso, che cerchiamo disperatamente di mascherare, sono più faticose e complesse.  Spesso sbraitiamo contro lo specchio o inveiamo contro la bilancia, desiderando di avere un addome piatto e scolpito e delle cosce magre e toniche come quelle di molte modelle e modelli non prendendo in considerazione però dei fattori molto importanti tra cui il fisico, l’età e l’aspetto psicologico che variano da individuo a individuo. Questo è un cruccio che affligge anche le celebrità e come un rituale che ogni anno si ripete le riviste di gossip, di intrattenimento, di salute e benessere si riempiono di titoli del genere: in forma per l’estate, via i rotolini in sette giorni, cellulite ko per sempre, kili di troppo addio, e via dicendo. Naturalmente c’è tutto un giro d’affari attorno a questo tema e numerose case farmaceutiche non si sa quanti prodotti realizzino al fine di soddisfare questo business. Gli alimenti consigliati e lo stile di vita che molte riviste propongono come campagna per dimagrire, in vista della prova bikini, sono tantissime e sarebbe quasi impossibile calcolarle precisamente tutte. Quello che è certo è che tutte queste cure dimagranti/regimi alimentari hanno in comune due concetti base: un consumo ben moderato e bilanciato degli alimenti, tentando il più possibile di alternarli, e naturalmente lo svolgimento di una sana disciplina sportiva. Questa è la chiave di tutte le diete o di quelli che vengono chiamati regimi alimentari, i quali si basano per l’appunto sia sulla rotazione degli alimenti e sulle quantità di quest’ultimi, sia su una regolare attività fisica.

Benedetta Pallavicini

La lettera del big boss

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Caos giovani cambia il big boss, un bacio e un grosso in bocca al lupo alla nostra Elena, che è alle prese con una nuova esperienza lavorativa e all’estrosa Art Attack Mimma che sta dedicandosi alla conclusione del suo percorso universitario. Questo mese abbiamo deciso di affrontare il tema delle vacanze, forse nella segreta speranza che le tanto agognate ferie si avvicinino un po’ più. Il tema è stato affrontato da diverse angolature e ciascuno dei componenti della nostra redazione si è impegnato per dare il proprio contributo, facendoci così scoprire i mille volti delle vacanze. L’occasione è anche ghiotta per illustrare il programma delle attività di” Estate utile” che si stanno organizzando presso la nostra area territoriale di Fieravecchia.  Un modo per condividere le calde giornate estive, per proseguire quella che da sempre è la mission del Centro La tenda: responsabilità sociale e solidarietà. Sì, perché le varie attività saranno svolte con la collaborazione di coloro che durante l’anno hanno collaborato con noi, facendo rete e che entusiasticamente hanno accolto tutte le iniziative proposte. Aspettiamo anche voi, i lettori troveranno in questo numero tutto il programma delle numerose attività, che sono aperte proprio a tutti. Non vi resta che contattarci, per rendere questa estate più spumeggiante che mai!

Cristiana Tortora

I rimedi per il rientro dalla vacanza

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Il concetto di vacanza è direttamente collegato a quello di lavoro, del resto che vacanza sarebbe se non si dovesse tagliare la corda e scappare via dalla solita routine quotidiana dell’ufficio, dei colleghi, del traffico e dello stress. Oggi è di moda programmare il periodo di ferie molti mesi prima per approfittare così di offerte irrepetibili delle agenzie turistiche, di voli low cost e di mete vacanziere d’eccellenza.Sindrome-da-rientro-Fotolia_50642010-300px

Per cui oltre allo stress della solita attività lavorativa si aggiunge anche il lavoro necessario per cercare le occasioni migliori, confrontarle, verificare la reale convenienza, farsi un idea dell’affidabilità dell’offerta e poi chiedersi: “- E’ proprio lì che vogliamo andare?”. Un bel giorno finalmente si parte. Ci si lascia, alla buon’ora, tutto alle spalle e si vola o si naviga o ci si avventura con l’auto, messa a posto per l’occasione, per soleggiate ed interminabili autostrade. Nel popolo delle vacanze ci sono quelli più radicali che tagliano ogni comunicazione dal luogo di partenza mentre altri non possono fare a meno di restare in contatto con l’ufficio e l’attività lavorativa via telefono o internet. Questi ultimi paradossalmente, quando rientreranno a casa vivranno la fine delle vacanze in maniera meno traumatica. Infatti sembra che non aver tagliato completamente i ponti possa ritornare utile per sopportare alcuni fastidi e disturbi in grado di rendere particolarmente pesante il ritorno all’attività lavorativa, alla routine, alla vita di tutti i giorni. Per l’Istat la sindrome da rientro dalle vacanze, quella che gli anglosassoni definiscono post vacation blues, interesserebbe il 10 per cento degli italiani, ma secondo altre fonti la percentuale salirebbe al 35 e altre ancora parlano addirittura del 50%. Riguarderebbe soprattutto la fascia di età tra i 25 e i 45 anni, le donne e i lavoratori dipendenti. E’ in larga parte un fenomeno normale: dopo l’ozio, la serenità e il reset mentale delle vacanze, il brusco cambiamento di abitudini e ritmi, con il relativo carico di impegni e responsabilità, può facilmente perturbare l’equilibrio fisico e psicologico dell’organismo, che ha bisogno di un po’ di tempo per adattarsi di nuovo alla quotidianità e all’idea di dover “riattaccare la spina”. Ecco che allora possono comparire sintomi quali apatia, svogliatezza, mancanza di concentrazione, umore depresso, irritabilità, stress ed ansia, agitazione, stanchezza, insonnia, mal di testa, difficoltà digestive, dolori muscolari e altre varie somatizzazioni. Come sconfiggere la sindrome da rientro dalle vacanze nella maniera più rapida e naturale possibile. Gli esperti consigliano di prenderla “morbida”, perché il modo migliore per allontanare lo spauracchio della sindrome da rientro dalle ferie è ricominciare tutto con gradualità. E’ allora preferibile evitare di rientrare in città la sera dell’ultimo giorno utile, con la stanchezza del viaggio addosso, le valigie da disfare e la prospettiva di ricominciare a lavorare poche ore dopo. Meglio tornare a casa un paio di giorni prima di riprendere il lavoro e avere il tempo di adattarsi un po’. In ufficio, poi, se è possibile, è bene aspettare ancora qualche giorno per i compiti più gravosi e complessi, sarebbe meglio limitarsi a sbrigare parte della corrispondenza che si sarà accumulata sulla scrivania, concedendo all’organismo il tempo di ambientarsi. É utile fare attività fisica, che è sempre una delle soluzioni più efficaci e sane per sconfiggere la sindrome da rientro, ed anche molto altro a dire il vero. Il movimento fisico fa produrre al corpo endorfine, molecole del buonumore che contrastano tanti dei sintomi descritti. Ideale sarebbe praticare abitualmente uno sport aerobico come la corsa, la bicicletta o il nuoto, e quindi continuare a farlo. Per chi esce da un periodo di inattività e vuole iniziare senza fretta è bello camminare di buon passo in un ambiente naturale, come un bosco; ma è più che adatto anche un giardino o un parco urbano. Può aiutare consumare frutta e verdura in abbondanza perché non sono gli alimenti perfetti solo per le vacanze ma anche per il rientro. La loro ricchezza vitaminico-minerale e l’abbondanza di altre sostanze utili contenute in frutta e ortaggi aiuterà l’ organismo a sostenere al meglio lo stress da adattamento. Insomma le vacanze hanno il doppio scopo di far rilassare staccando la spina e di essere l’occasione per riprendere o scoprire sane abitudini di vita.

Carlo Ceresoli

L’amicizia cos’è…

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Probabilmente se chiedeste ad un bambino cos’è per lui l’amicizia vi risponderebbe il condividere qualcosa con le persone a cui vuoi bene. Giocare col pallone appena comprato da papà, dividere i giocattoli, la merenda, i colori…o, magari no! Vediamo i bambini come piccoli esseri umani incorruttibili, ma spesso assomigliano ai loro esempi di vita e dunque l’amicizia, invece di essere un sentimento puro, viene usata per vari scopi, come fosse uno scambio equo, io do a te e tu, in cambio, dai a me.
mia1La tv, la musica, i libri ci bombardano con esempi, giusti o sbagliati, di amicizia dai più bizzarri, come quella fra una sirenetta con un pesce e un granchio o quella fra una ragazza che adora leggere e un mucchio di soprammobili come un candelabro o un orologio a pendolo, a quella fra due persone con storie diverse e diversa provenienza sociale del film “Quasi amici” o quella toccante di un uomo e del suo cane “Hachiko”. Gli esempi da fare sono davvero tanti, troppi, perché l’amicizia è un sentimento antico quanto l’amore, quanto la Terra stessa; è cresciuta con lei e solo gli uomini sono convinti che sia un sentimento che solo il genere umano può provare. Siamo così egocentrici da non accorgerci che intorno a noi tutto ci parla; gli animali sono il primo esempio di amicizia e collaborazione che vediamo, se ci facessimo caso, ovviamente.
Aristotele distingueva già tre tipi diversi di amicizia: la prima è quella basata sul piacere; il bello di stare insieme a persone che apprezzi, con cui ami parlare, con cui adori trascorrere il tuo tempo, che diciamocelo, al giorno d’oggi, non è così scontato. La seconda è quella basata sull’interesse; l’amicizia di coloro che ti stanno accanto perché sei figo e hai la vita facile, perché sei pieno di soldi e glieli puoi prestare, in caso di necessità, perché sei troppo buono e ti fai mettere i piedi in testa pur di avere la loro attenzione ed essere accettato. La terza è quella basata sulla bontà…qui ci sarebbero mia2elenchi su elenchi da fare. Questa è quella, a parer mio, più pura e vera. L’amicizia che nasce da un sentimento puro, di reciproco rispetto, quella quasi simbiotica fra due persone, un sentimento così forte, paragonabile solo all’amore. Che poi…l’amicizia è anche questo, amore. Diverso, certo, ma pur sempre amore.
Si dice “chi trova un amico, trova un tesoro” e non è un detto a caso. Non c’è niente di più importante e gratificante di un amico che ti capisce. L’amico vero è quello che conosce tutto di te, vabbè siamo realisti, molto di te (gli scheletri negli armadi ce li hanno tutti), quello che capisce che c’è qualcosa che non va solo guardando una smorfia sul tuo viso. Quelli con cui condividi le tue lacrime, che siano di gioia o di dolore, che almeno una volta nella vita ti hanno visto soffrire e sono stati male per te perché non potevano o non sapevano come aiutarti. Quelli con cui vorresti crescere, e chi è fortunato, come me, ne ha la possibilità; quelli di cui hai foto imbarazzanti che ti riempiono la galleria del cellulare e che non hai il coraggio di cestinare e magari stampi anche perché, in fondo, dietro l’imbarazzo, quello è stato un momento speciale.
La cosa più importante, che tu sia Paris Hilton o una semplice ragazza che cerca il suo posto in questa bizzarra società, è ricordarsi solo una cosa, la più importante, avere degli amici è una cosa da non sottovalutare e sopratutto da non rimandare…il “lo faccio dopo” lasciatelo alle pulizie domestiche.

 

Mimma Di Motta

L’ amicizia è…

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L’amicizia è la cosa più bella di tutte. E di conseguenza , avere un amico, o degli amici, è il dono più bello che una persona possa avere.

L’amico e di conseguenza l’amicizia, sono l’altra metà di noi , la nostra altra faccia della medaglia, quella che noi vogliamo e che a volte scegliamo a nostra immagine e somiglianza.

Noi cerchiamo sempre di più, anche una volta trovato l’amico “perfetto”. Quello con cui , ci si deve parlare, condividere, scherzare, e ogni tanto anche avere dei contrasti e consigli. Addirittura molti dicono che una vera amicizia inizia sempre con un contrasto, tra due futuri amici. Forse è vero, ma non sempre.

L’amico è anche colui, che come diceva C.S.LEWIS: ”conosce la melodia del nostro cuore, e la canta quando la dimentichiamo”. In questa frase io vedo, il fatto che un amico sa quando e cosa ci dice il nostro cuore e anche quando non vogliamo dirlo, lui sa, capisce. E grazie alle sue parole ce la fa rivivere.

Questa melodia è, la melodia dell’amicizia. L’amicizia, per ognuno che sia uomo o donna, e sarà sempre quella gioia di vivere, che ci porteremo dietro , come un enorme bagaglio di vita.

L’amico è colui che sa , vede e capisce tutto di noi. É anche colui che ha il diritto, in modo giusto, anche di farci qualche ramanzina , per il nostro bene, o per migliorarci e anche per migliorare la nostra amicizia.

Ma l’amicizia non è solo un rapporto uno a uno, anzi, puo essere ancora più bella se la si condivide , non solo con l’Amico del cuore, ma anche con gli altri amici. Quelli di un gruppo. Che ci spalancano la nostra visione delle cose , e le nostre idee e visioni.

Percio si può concludere con una frase di (Douglas Pagels)“ Un amico è la cosa più preziosa che tu possa avere, la cosa e la cosa migliore che tu possa essere”.

 

Giulio Maria Di Maio